All'ombra di Sherlock Holmes - 21. Personal Column by Giacomo Mezzabarba

All'ombra di Sherlock Holmes - 21. Personal Column by Giacomo Mezzabarba

autore:Giacomo Mezzabarba [Mezzabarba, Giacomo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Delos Digital srl, Milano
pubblicato: 2023-03-14T23:00:00+00:00


14

Erano le dieci del mattino quando ci trovammo fuori dalla stazione di Bath, dove il vetturino Tom ci salutò cordialmente:

– Buongiorno, signori. Avete dimenticato qualcosa a casa Farrington?

– Buongiorno, Tom. Dobbiamo fare un sopralluogo più accurato. Adesso abbiamo notizie di cui non disponevamo la volta scorsa.

– Accomodatevi in carrozza, allora.

– Non prima di aver acquistato qualcosa da mangiare al bar della stazione – dissi, e senza perder tempo, mentre Holmes montava in carrozza, andai a comprare birra, panini imbottiti, una rustica focaccia e qualche mela. Appena montai a mia volta, Tom schioccò la frusta, il cavallo si mosse, e dopo una ventina di minuti giungemmo davanti alla casa, che ci sembrò più tetra che mai anche alla luce del giorno, dopo quello che avevamo appreso dalla povera Nancy.

– Volete che vi aspetti? – domandò Tom mentre scendevamo.

– No, Tom. Non sappiamo quanto ci metteremo. Venga a prenderci verso le cinque. Intanto tenga questi scellini.

Il vetturino si allontanò, e noi entrammo nella casa. Tutto era come l’avevamo lasciato l’ultima volta che ci eravamo stati.

– Cerchiamo bene, Watson. Va tastata ogni parete. Il laboratorio del prete dovrebbe trovarsi nascosto nel sottosuolo. Prima però

facciamo un altro giro per le stanze di sopra e la soffitta.

La nostra seconda ricognizione al piano superiore fu infruttuosa al pari della prima, e niente in effetti era cambiato da allora. Non trovammo carte o documenti che potessero interessare le indagini. Scendemmo delusi al piano terra, dove ci mettemmo a tastare con attenzione ogni metro quadro delle pareti, senza esito. Le mura erano spesse e il suono sordo e uniforme ci diceva che non c’era nessun vuoto. Del resto, osservando la casa dal di fuori, le pareti esterne coincidevano perfettamente con quelle interne, e non si intravedevano possibili spazi nascosti nei volumi architettonici del fabbricato.

– Deve trovarsi nel sottosuolo. Ma come accedere? – rifletté Holmes ad alta voce fissando attentamente i mobili del soggiorno.

Si diresse verso la grande biblioteca e esaminò meticolosamente tutte le giunture, poi lanciò un grido di trionfo:

– Questa sezione fra due scaffalature, Watson! C’è un’impercettibile differenza nel rilievo. Deve esserci un ambiente celato dietro! Mi aiuti a spostarla.

La libreria era alta più di tre metri e, per evitare che ci cadesse addosso, cercammo di muoverla a zig zag con la massima cautela avanti e indietro (perché di lato risultava incastrata fra altre due scaffalature), sperando che si attivasse il meccanismo che ne consentiva l’apertura. Il pesante mobile non si mosse. Holmes aprì allora la porticina inferiore della libreria e, dietro una pila di libri, scorse una leva, che sollevò verso l’alto. Si udì uno scatto.

– Dovrebbero esserci delle ruote nascoste sotto, e la leva probabilmente serve a sbloccarle.

Holmes aveva ragione. La libreria, una volta sbloccate e messe in azione le ruote nascoste, si poteva lentamente spostare. Ci aspettavamo di trovare un passaggio nascosto, ma quando riuscimmo a spostare in avanti la libreria non scorgemmo altro dietro di essa se non il muro.

– Tutto inutile, Holmes! – esclamai deluso.

– Lei è uomo di poca fede, Watson! Non è possibile che tutto questo apparato nasconda il nulla.



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